lunedì 2 ottobre 2017

Fondazione Ca' Romanino - La casa delle idee di Giancarlo De Carlo



“L’architetto è la penna del suo committente”, questo pensava Giancarlo De Carlo, architetto italiano impegnato in progetti per luoghi della collettività: quartieri residenziali, abitazioni, scuole, residenze universitarie tanto che i suoi committenti potevano essere operai, sia gli abitanti dell’isoletta di Burano, come gli studenti di quello che è considerato il campus universitario di Urbino. L'area ora è dedicata a Carlo Bo che ne fu rettore e che invitò, nel 1954, proprio Giancarlo De Carlo a progettare il campus, per tentare di ridare dignità all’antica città ducale ormai ricca solo del suo passato. “
Così ebbe inizio un’inedita geografia di amicizie, nate  durante l’epoca della Resistenza, epoca contagiata anche dal grande entusiasmo presente per gli anni della ricostruzione; un periodo che ha dato vita  all'intrecciarsi di scambi e relazioni tra personaggi della nostra architetturasenza dubbio eccezionali: Vittorio Sereni, Albe Steiner, Antonio Cederna, Elio Vittorini, Carlo Bo, Livio Sichirollo, e Sonia Morra
Furono loro ad invitare Giancarlo De Carlo, già impegnato nel piano urbanistico della città di Urbino, a progettare una casa su di un colle nei pressi della città ducale. Un’architettura sospesa nell’aria ma ben ancorata alla terra, un luogo dove condividere i pensieri, le idee, i progetti, le utopie che hanno acceso gli animi all’epoca dei grandi sogni del rinnovamento del design italiano.


Nel 1968 la casa è pronta. 
Scavata all’interno della collina, le piante secolari diventano parte integrante della costruzione. De Carlo crea un dialogo, quasi una sfida con la natura. Il paesaggio è catturato da numerose, ampie finestre e irrompe con forza in tutte le stanze; ma anche la natura sembra avere un rispetto reverenziale per la casa che s’immerge in essa senza disturbarla. E poi, i camminamenti in calcestruzzo che regalano il piacere della scoperta del paesaggio in quota. 


Una scala nascosta accanto alla cantina, apparentemente inutile, non si percepisce dove possa portare, invita al piano superiore e consente un giro della casa, quasi un passaggio sulle mura di un castello. Percorrendo le “mura” si torna in casa dall’alto e il gioco delle scale e scalette a pioli con i corrimano rosso lacca, invitano a un tour in nito. Si rischia di perdere l’orientamento, tra piani sfalsati e raddoppiati, e rampe nascoste. 


Sembra quasi il percorso nella stiva di una nave, si sale e si scende e si guarda attraverso le fenditure attraverso le pareti di mattoni e i muri. Di notte quando si riposa sdraiati sui letti delle stanze degli ospiti si vedono dai lucernari solo le stelle, come appunto da una barca.
Il fulcro della casa, quello che rimane indimenticabile, l’elemento che De Carlo ha pensato per creare una sorta di calore architettonico, è la presenza di un corpo sovradimensionato, che  non è solo un elemento ornamentale ma indispensabile perchè fonte di calore: il camino a cilindro rosso attraversa il soggiorno fino alla doppia altezza della struttura e congiunge la zona  degli incontri e delle conversazioni alla parte alta, dedicata alle cene e allo studio, racchiuso da un segno curvo, come a isolarlo con un gesto impercettibile al resto del mondo.


Per un architetto il problema di progettare gli involucri dei suoi spazi è a breve termine, ma è a lungo termine il problema di realizzare la trasformazione degli spazi in luoghi”. 
Così pensava Giancarlo De Carlo. 
E ora, in questo luogo è sorta la Fondazione Ca’ Romanino per realizzare un laboratorio di idee che ospiti in questo suo ambiente privilegiato persone e progetti. 

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